E' di questi giorni la meravigliosa notizia che il Tribunale per i Minorenni di Roma ha finalmente riconosciuto la possibilità per la compagna di una donna, che cinque anni prima aveva avuto la (loro) figlia mediante impianto eterologo in Spagna, di adottare anche ufficialmente e legalmente la bambina, in modo da darle e conservarle una tutela anche legale nel nostro ordinamento. La bambina, dunque, grazie a questa incredibile sentenza, potrà ora avere il cognome anche dell'altra sua mamma, potrà ricevere in eredità non più solo dalla mamma biologica ma da entrambe e potrà essere seguita in ogni suo passo della crescita da entrambe, con decisioni prese da entrambe e con diritti e doveri ufficiali per tutte e due (fino ad oggi, infatti, la mamma "sociale" doveva avere la procura firmata dalla mamma "biologica", unica che l'ordinamento giuridico italiano fino ad oggi riconosceva, per ogni singolo atto e/o decisione che riguardasse i figli in comune, con tutti i problemi e le ingiustizie che questo comportava).
Tale incredibile e meraviglioso evento (non si smetterà mai di definirlo tale) ha potuto aver luogo grazie alla corretta quanto innovativa interpretazione di testi di legge nazionali e sovranazionali già in vigore nel nostro paese operata dal Giudice anche grazie all'indicazione fornita dall'Avvocatessa Maria Antonia Pili, di Pordenone dell’Associazione italiana avvocati famiglia e minori, cui si erano rivolte le due donne per procedere al ricorso per l’adozione.
Infatti, quella autorizzata dal Tribunale di Roma è una cosiddetta «stepchild
adoption» (letteralmente "adozione del figliastro") e cioè un istituto giuridico di origine anglosassone (applicato per la prima volta più di venti anni addietro in Danimarca e che si è sviluppato con successo da alcuni anni anche in altri paesi) che consente l'adozione del figlio naturale o adottivo della madre "biologica" da parte della madre cd "sociale" (ma, è bene ricordarlo, questo istituto riguarda una coppia, comunque essa sia formata, etero o gay).
Nello specifico, ciò, è stato possbile grazie al fatto che il tribunale per i minorenni di Roma ha accettato il ricorso presentato dalla due donne in virtù dell’articolo 44 della Legge 28 marzo 2001, n.149 (legge modificativa della Legge 4 maggio 1983, n.184 e s.m.i., relativa al "Diritto di un minore ad avere una famiglia" e del Titolo VIII del libro primo del codice civile), nella quale si riconosce “Nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l'adulto, in questo caso genitore sociale, quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo”. Nella norma, infatti, così come sopra formulata, non è specificata alcuna discriminazione riguardo all’orientamento sessuale del partner, per cui è stato possibile estendere gli stessi diritti alla coppia lesbica.
Il provvedimento dei giudici romani, dunque, è tanto
semplice quanto rivoluzionario: l’omogenitorialità è «una genitorialità
“diversa” ma parimenti sana e meritevole di essere riconosciuta in
quanto tale» e se l’adozione è consentita a coppie eterosessuali non
sposate ed a singoli, sarebbe discriminatorio non consentirla anche alle
coppie omosessuali o ai singoli gay o lesbiche.
Del resto, questa sentenza, che ovviamente è stata accolta dall’entusiasmo delle
associazioni lgbt e che sta spaccando il mondo politico, poggia anche su di una precedente
sentenza italiana, questa volta della Cassazione, la quale ha permesso di recepire davvero in Italia la possibilità tecnico-giuridica delle adozioni gay operata a suo tempo dalla Corte
di Strasburgo.
Non crediate, comunque, che per le due donne sia stata una passeggiata tale enorme conquista ottenuta per tutte noi [su tutti, possiamo pensare al recente caso portato all'attenzione dei media della figlia di Roberto Vecchioni, Francesca Vecchioni, che con la sua ex-compagna, una volta separatasi, deve far fronte ai molteplici problemi che il non possibile - fino ad oggi - riconoscimento ed adozione delle loro gemelle da parte della mamma sociale comportano nel prendersi cura e tutelare le loro gemelle (eventuali assegni di mantenimento, lasciti testamentari, decisioni su scuola e salute ecc...)]. Il caso di queste due meravigliose mamme, infatti, ha previsto tutti i lunghi e tortuosi passi necessari per arrivare a questa storica sentenza.
La bimba, che ha cinque anni, è infatti stata valutata con attenzione e cura dalle operatrici sociali, le quali la hanno definita come una bambina «intelligente, vivace e carina», nonché perfettamente inserita nel contesto sociale e che cresce amata e serena, pur chiamando i suoi genitori entrambe mamma..
La bimba, è stata concepita e fatta nascere in Spagna grazie alla procreazione assistita eterologa, in quanto, nel paese iberico, oltre ad esserci ancora oggi un legislazione molto più aperta della nostra in materia di procreazione assistita, vive il fratello di
una delle donne ed è a casa sua che la coppia ha soggiornato durante le
procedure per la procreazione. Dopo la nascita, la coppia ha deciso di
sposarsi, sempre in Spagna (perché, anche in questo caso, nel paese iberico, sono molto più avanti di noi: li due donne si possono tranquillamente sposare!!) e la bimba da sempre vive nella famiglia
composta dalle due donne.
Nei fatti, le due donne, libere professioniste che risiedono comunque a Roma dal 2003 e convivono da dieci anni, sono definite come una coppia tranquilla e
stabile e, come detto in precedenza, le relazioni dei servizi sociali hanno segnalato che la bambina
è perfettamente inserita (senza considerare il fatto che una delle mamme è
psicoterapeuta e che la piccola frequenta le famiglie dell’Associazione
Arcobaleno, dove può incontrare altri bambini che vivono situazioni
familiari analoghe con i quali confrontarsi).
Per tutti questi motivi e magrado l'impietoso e lungo iter procedurale cui si sono dovute sottoporre, le due donne hanno ricevuto la notizia della loro vittoria giudiziaria e sociale con incredulità gioia e stupore...ma ciò che conta è che loro, oggi, per la prima volta in Italia, sono diventate una famiglia ufficiale italiana a tutti gli effetti, con i diritti ed i doveri che tale importante impegno comporta.
Auguri di cuore e Grazie da tutte noi.
MduL
Articoli utilizzati per scrivere questo Post:
- Articolo "Roma, il Tribunale dei minorenni riconosce l’adozione di una bimba a una coppia lesbica" della redazione della Stampa;
- Articolo "Adozioni Gay: I perché della sentenza del Tribunale di Roma" di Lozzi Riccardo epr Melty.it