(Il logo di lsf, dal sito) |
_MduL, 29 dicembre 2019_
Vi riportiamo la storia di Noura (il nome è di fantasia, così come riportato nell'articolo fonte del post), donna rifugiata, originaria della Libia, la quale vive oggi, per fortuna, a Milano, dove ha sposato la sua compagna, per segnalarvi l'esistenza, per quante di voi non ne fossero a conoscenza, del lsf (Lesbiche Senza Frontiere).
Noura, infatti, come riporta la giornalista Rara Piol nel suo articolo per huffingtonpost.it (link in calce al post), ha raccontato all'Agenzia Dire la sua storia di omosessuale in Libia, uno dei tanti paesi africani costantemente in guerra, dove, essere lesbiche è ancora oggi molto difficile.
Questo il suo racconto: “Ho dovuto lasciare la Libia perché c’è la guerra, ma soprattutto perché sono lesbica e con la mia compagna volevamo vivere insieme. Così siamo venute in Italia, e sei mesi fa ci siamo finalmente sposate”.“In libia la situazione per gli omosessuali è difficile”.
Ed infatti, in libia, come denunciano le organizzazioni per i
diritti umani, gli esponenti della comunità
lgbt+ non hanno per niente una vita facile, essendo vittime di discriminazioni e con il rischio di subire
violenze da parte dei gruppi armati ribelli, fondamentalisti islamici. E' normale, dunque, che Noura sia scappata da tale contesto ed è meraviglioso che abbia deciso di venire qui da noi, in Italia, per sentirsi sicura e protetta.
Ciò posto, è bene rimarcare che non basta arrivare sul suolo italico per stare bene ed al sicuro, visto che, in ogni caso, per una persona straniera che non conosce la nostra lingua deve essere terribilmente difficile orientarsi per riuscire ad impostare qui una nuova esistenza.
Queste, infatti, le parole di Noura: “Quando io e la mia compagna siamo arrivate, non riuscivamo a capire una
parola. Neanche le leggi sono chiare quindi è stata
una grande fortuna avere qualcuno che ci aiutasse, non solo traducendo
le informazioni ma anche spiegandoci come funzionano le cose”.
E quel 'qualcuno' sono proprio le lesbiche senza frontiere, che hanno aiutato le due donne libiche ad integrarsi qui da noi. “Abbiamo trovato anche una
nuova, grande famiglia”, dice Noura.
Perché il punto è proprio questo, al quale, spesso, non pensiamo e cioè che per i rifugiati omosessuali i problemi
non finiscono neanche nei paesi di accoglienza. Spiega Helen Ibry di Lesbiche senza frontiere: “Nella maggior parte dei
casi non possono fare riferimento alla loro comunità di origine. Nei centri di accoglienza si
sono registrati anche vari casi di aggressione. Una soluzione sarebbe
quella di creare, accanto alle stanze per uomini e donne, anche quelle
riservate a gay, lesbiche e transessuali. Noi di lesbiche senza
frontiere, oltre a fornire corsi di lingua o
alfabetizzazione informatica, diamo a queste donne degli spazi dove
possono esprimersi liberamente, condividendo esperienze e creando nuovi
rapporti, per non sentirsi più sole”.
Ma cosa sappiamo di Lesbiche senza frontiere? Grazie a Rara Piol, sappiamo che lesbiche senza frontiere (lsf), è una delle associazioni che hanno aderito al programma partecipazione di intersos, finanziato dall’agenzia onu per i rifugiati (unhcr), per favorire l’inclusione di migranti e rifugiati nel nostro paese. Sappiamo inoltre che è un'associazione che, vincendo il bando del programma partecipazione, ha ottenuto i soldi necessari per aumentare l’informazione tra le rifugiate lesbiche e per mappare i servizi offerti a migranti e rifugiati a milano e provincia, secondo i due seguenti criteri: valutazione del personale e del servizio offerto e rendicontazione su quali servizi tengono conto delle esigenze della comunità Lgbt+.
Ma, per quelle di noi che volessero saperne di più, ecco i link utili delle lesbiche senza frontiere: sito internet - pagina facebook
Sappiamo, infine, che Noura, con una carriera da docente di storia dell’arte presso l’università di zawiya, sulla costa occidentale del paese, grazie a lesbiche senza frontiere, è riuscita a scappare da un paese in guerra e dalle discriminazioni per venire in Italia, a Milano, dove ha potuto integrarsi e sposare la sua compagna. E questo, se permettete, la troviamo una cosa meravigliosa, che ci fa essere fiere di essere donne lesbiche italiane.
Buona vita Noura.
MduL
Fonte:
Articolo <<"Io, lesbica in Libia, sono scappata in Italia per fuggire dallo stigma": la storia di Noura>> di Rara Piol per huffingtonpost.it del 19/12/2019
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