La targa sul palazzo del Consiglio di Stato a Roma (roars.it) |
Come è evidente, anche noi non possiamo esimerci dal scrivere due parole sulla sentenza del Consiglio di Stato della scorsa settimana, in merito alla trascrizione nei registri dello stato civile dei matrimoni gay contratti all'estero.
Nello specifico, ciò di cui, nostro malgrado, siamo costrette a parlare è il primo pronunciamento del Consiglio di Stato (il massimo organo giurisdizionale amministrativo) che ha respinto il ricorso contro l’annullamento a suo tempo disposto dal prefetto a Roma contro la trascrizione di alcuni matrimoni gay contratti all'estero da parte dell'allora sindaco di Roma, Ignazio Marino.
Riepilogare e sintetizzare qui tutta la vicenda è d'obbligo: la questione ha avuto inizio l'anno scorso. In Italia si è avuta una parte dello Stato: Comuni e Sindaci che hanno provveduto alla registrazione dei matrimoni gay contratti all'estero nei nostri registri di stato civile, dando così di fatto un riconoscimento effettivo ai matrimoni anche nel nostro paese ed un'altra parte dello Stato, alcune Prefetture e, soprattutto, il Ministero dell'Interno - Angelino Alfano - che hanno invece sempre e strenuamente lottato contro tale riconoscimento giuridico di stato civile. A tal fine, il Ministro ha emanato, tra le altre, una Circolare con la quale dava ordine ai Prefetti di procedere all'annullamento delle registrazioni già avvenute e di impedire eventuali nuove trascrizioni future.
Detta Ordinanza ministeriale, come è di tutta evidenza, è stata prontamente impugnata presso il Tribunale Amministrativo Regionale (T.A.R.) poichè assolutamente illegittima e viziata sotto molteplici punti di diritto.
Il TAR ha quindi dato ragione alla parte - "sana" (ma è un mio pensiero personale, vi prego di tenerne conto solo in tal senso) - dello Stato che riteneva tale Ordinanza ed i poteri esercitati dal Ministro assolutamente inopportuni e, soprattutto, giuridicamente illegittimi. I Sindaci ed i funzionari del Comune preposti, potevano, dunque, dopo la sentenza del Tribunale Amministrativo, registrare tutti i matrimoni gay che volevano poiché tale procedura non ledeva in alcun modo l'unico principio di diritto posto a limite di tale riconoscimento e cioè l'ordine pubblico!.
A fronte di tale sentenza, quindi, la parte "non sana" (cfr quanto sopra riportato sul punto) dello Stato, nella persona del Prefetto di Roma, ha dunque prontamente ricorso a sua volta all'organo giurisdizionale superiore e cioè, appunto, al Consiglio di Stato per sentire un nuovo e diverso pronunciamento.
(canstockphoto.com) |
E siamo così arrivati alla sentenza di cui si vuole/deve parlare in questo Post. La sentenza con la quale il Consiglio di Stato, contro ogni elemento di civiltà e, quel che più conta, di diritto (!!), ha ribadito la conformità dell'Ordinanza ministeriale che vietava il riconoscimento dei matrimoni gay contratti all'estero!! Dalla scorsa settimana, dunque, i Sindaci ed i Comuni di nuovo non potranno più registrare eventuali matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all'estero!.
Ecco, questo il fatto e questo l'evolversi, seppur molto sommario, della vicenda. Ma vediamo ora nel dettaglio questa sentenza. Vediamo perché non può essere definita in altro modo se non come l'ennesimo affronto al magnifico stato di diritto che fino ad alcuni decenni addietro era il vanto dell'Italia nel mondo!.
Il Consiglio di Stato, infatti, ha respinto il ricorso contro l’annullamento disposto dal Prefetto a Roma perché, leggete bene, "la legge prevede la differenza tra i sessi"!. Di più e meglio, il Consiglio di Stato, nella motivazione della sua sentenza così riporta: il matrimonio
gay è contrario “all’ordine naturale” (sic!)? Esso è perciò del
tutto “inesistente” e dunque “incapace, nel vigente sistema di regole,
di costituire tra le parti lo status giuridico proprio delle persone
coniugate (con i diritti e gli obblighi connessi) proprio in quanto
privo dell’indefettibile condizione della diversità di sesso dei
nubendi, che il nostro ordinamento configura quale connotazione
ontologica essenziale dell’atto di matrimonio“.
Matrimonio gay contrario all'ordine naturale?! Inesistente perchè privo dell'indefettibile condizione della diversità di sesso dei nubendi?! Connotazione ontologica essenziale dell'atto di matrimonio?!. Ma dove stanno scritte tutte queste cose nel nostro ordinamento!!! In quali norme??!!! Ebbene, non vi affannate a cercarle, perché nel nostro ordinamento non sono scritte da nessuna parte!!! Sono frutto solo ed esclusivamente dell'interpretazione data dal giudice stesso!!.
Al contrario, nel nostro ordinamento, al momento, i principi cui far riferimento nell'interpretazione della legge sono ben altri. Si pensi, ad esempio, al riconoscimento delle unioni omosessuali tra le formazioni sociali costituzionalmente protette, in quanto espressione di libertà fondamentali, effettuato dai massimi organi giurisdizionali italiani, Corte Costituzionale e Corte di Cassazione. O, ancora, non è stata forse la stessa Corte europea a spiegarci che il
matrimonio è un diritto fondamentale e che, sebbene la sua concreta
disciplina debba passare necessariamente per le aule del Parlamento, il
paradigma eterosessuale non è più elemento fondante dell’istituto
coniugale? E, sempre per restare nelle brutte figure europee, non è forse sempre la Corte
europea dei diritti dell’uomo che lo scorso luglio ha condannato
l’Italia per non prevedere alcuna disciplina in materia di unioni
omosessuali, evidenziando tra l’altro,
polemicamente, che “il governo ha esercitato persistentemente il proprio
diritto a contestare queste pretese [di diritti]”.
(estense.com) |
Dunque, di questo si tratta, della interpretazione del diritto. Fino a quando non interverrà la tanto sospirata legge di disciplina della materia, ad oggi ancora persa nei meandri del Parlamento, per poter affrontare tali delicate materie, gli operatori del diritto, tutti, devono e possono far affidamento solo ed esclusivamente sulla interpretazione delle norme al momento esistenti, adattandole alla fattispecie specifica loro sottoposta.
Al Consiglio di Stato, dunque, è stato richiesto di valutare la disciplina giuridica ad oggi esistente, per vedere se l'Ordinanza del Ministro Alfano e, dunque, gli annullamenti delle trascrizioni fatte dai sindaci nei registri di stato civile dei matrimoni gay fossero o meno legittimi e/o consoni al nostro ordinamento.
E qui si arriva al "patatrach!!" i giudici del Consiglio di Stato non solo hanno interpretato la legge secondo le loro personalissime concezioni esistenziali, ma hanno anche e soprattutto incrinato il sistema del diritto, avendo inserito in sentenza anche dei principi ulteriori che di diritto non sono ma solo ed esclusivamente di principio.
Certo, come scriveva il mai indimenticato Piero Calamandrei, nella motivazione delle sentenze: “Si rappresenta scolasticamente la sentenza come il
prodotto di un puro giuoco logico, freddamente compiuto su concetti
astratti, legati da una inesorabile concatenazione di premesse e di
conseguenze; ma in realtà sulla scacchiera del giudice le pedine sono
uomini vivi, da cui irradiano invisibili le forze magnetiche che trovano
risonanze o repulsioni, illogiche ma umane, nei sentimenti del
giudicante”. Ma qui si è esagerato!!
Come sostenuto, infatti, anche dall'Avvocatura per i diritti Lgbt-Rete Lenford, in tale sentenza "si
dimostra una preoccupazione eccessiva nei confronti della politica
laddove si pone un tema di ‘opportunità’ che non dovrebbe mai entrare in
un’aula giudiziaria”. Inoltre, continua l'Avvocatura rete Lenford, “La sentenza si pone in aperto contrasto con le pronunce della Corte
di Cassazione sulla validità dei matrimoni contratti all’estero ed
arriva ad affermazioni gravi come quella per cui l’attribuzione al
giudice ordinario del controllo sulla rettificazione degli atti di stato
civile sarebbe contrario alle esigenze di certezza del diritto e
creerebbe un sistema non controllabile da un’autorità centrale” (Orrore e Terrore!!!).
* * * * *
Il Giudice Carlo Deodato (tgcom24.it) |
Già opportunità politica di una sentenza. Ne avete mai sentito parlare? No? Bhè, per non essere perseguite, siamo costrette a dire 'neanche noi', ma resta il fatto, incontrovertibile che il Giudice relatore della sentenza "incriminata" è certo Dott. Carlo Deodato che, sul suo profilo Twitter, ha rilanciato più volte contenuti contro le unioni omosessuali e in difesa della famiglia tradizionale.
Nella sua pagina sul social network, infatti, non solo compaiono link ad iniziative delle “sentinelle in piedi” o contro “l’educazione gender” nelle scuole, ma lui stesso, sul suo profilo si definisce, testuali parole: “giurista cattolico” e “uomo libero e osservatore indipendente di politica, giurisdizione, costumi e società”.
Ma chi è Carlo Deodato? Ce lo dice l'articolo di Laura Eduati per l'huffingtonpost.it (link in fondo al post). <<Deodato non è soltanto un "giurista cattolico", come egli stesso scrive nella biografia di presentazione su Twitter. Fino ai primi mesi del 2014, infatti, dirigeva l'ufficio legislativo (Dagl) del governo Letta, prestigioso incarico a Palazzo Chigi che ha dovuto lasciare repentinamente con l'arrivo di Matteo Renzi per lasciare il posto ad Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani di Firenze.
Alla Presidenza del Consiglio Deodato, entrato al Consiglio di Stato nel 2001, era stato voluto proprio da Enrico Letta nel 2013, dopo una discreta carriera ministeriale per il governo Berlusconi e precisamente come capo dell'ufficio legislativo del Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali e, nel 2008, del Ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione - quando Renato Brunetta era ministro - per poi diventarne capo di gabinetto fino al 2011. In quello stesso anno era diventato capo del Dipartimento per le riforme istituzionali a Palazzo Chigi.
Uomo di fiducia dei berlusconiani, prima, e poi di Letta, il giudice Deodato è tornato a tempo pieno al Consiglio di Stato con l'inizio dell'èra renziana, non senza essersi tolto qualche sassolino dalla scarpa dopo la defenestrazione: in un lungo articolo pubblicato da "Il Foglio" accusava il nuovo governo di Matteo Renzi di escludere le "élite amministrative" dalla riforma della pubblica amministrazione. Un gesto che per Deodato mancava di astuzia.>>
Del resto, a difendere Deodato dalle accuse lgbt di avere scritto una sentenza ispirata alla dottrina della Chiesa cattolica è sceso in campo Mario Adinolfi (dai, sapete tutte chi è, ne abbiamo scritto a più riprese...è uno dei massimi esponenti dei "cattivi"), leader dei Manif pour Tous e dei circoli "Voglio la mamma" (uno dei quattro moschettieri!), il quale ha sostenuto che: "Criminalizzare il giudice Deodato (nomina sunt consequentia rerum) perché è cattolico dopo l'infinità di sentenze ideologiche di infiniti giudici dal tribunale dei minori fino alla Corte costituzionale, è la prova di quale sia l'obiettivo finale della contesa in corso: la marginalizzazione dei cattolici italiani nel contesto della vita civile, l'additare i cattolici come indegni di ricoprire cariche istituzionali, costringerli all'abiura e all'allineamento ai dettami ideologici vigenti, pena la perdita di qualsiasi funzione pubblica. Secondo un metodo che l'Italia ha conosciuto solo nel ventennio fascista". Amen!
Alla Presidenza del Consiglio Deodato, entrato al Consiglio di Stato nel 2001, era stato voluto proprio da Enrico Letta nel 2013, dopo una discreta carriera ministeriale per il governo Berlusconi e precisamente come capo dell'ufficio legislativo del Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali e, nel 2008, del Ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione - quando Renato Brunetta era ministro - per poi diventarne capo di gabinetto fino al 2011. In quello stesso anno era diventato capo del Dipartimento per le riforme istituzionali a Palazzo Chigi.
Uomo di fiducia dei berlusconiani, prima, e poi di Letta, il giudice Deodato è tornato a tempo pieno al Consiglio di Stato con l'inizio dell'èra renziana, non senza essersi tolto qualche sassolino dalla scarpa dopo la defenestrazione: in un lungo articolo pubblicato da "Il Foglio" accusava il nuovo governo di Matteo Renzi di escludere le "élite amministrative" dalla riforma della pubblica amministrazione. Un gesto che per Deodato mancava di astuzia.>>
Del resto, a difendere Deodato dalle accuse lgbt di avere scritto una sentenza ispirata alla dottrina della Chiesa cattolica è sceso in campo Mario Adinolfi (dai, sapete tutte chi è, ne abbiamo scritto a più riprese...è uno dei massimi esponenti dei "cattivi"), leader dei Manif pour Tous e dei circoli "Voglio la mamma" (uno dei quattro moschettieri!), il quale ha sostenuto che: "Criminalizzare il giudice Deodato (nomina sunt consequentia rerum) perché è cattolico dopo l'infinità di sentenze ideologiche di infiniti giudici dal tribunale dei minori fino alla Corte costituzionale, è la prova di quale sia l'obiettivo finale della contesa in corso: la marginalizzazione dei cattolici italiani nel contesto della vita civile, l'additare i cattolici come indegni di ricoprire cariche istituzionali, costringerli all'abiura e all'allineamento ai dettami ideologici vigenti, pena la perdita di qualsiasi funzione pubblica. Secondo un metodo che l'Italia ha conosciuto solo nel ventennio fascista". Amen!
MduL
Articoli utilizzati per la redazione del Post e per saperne di più:
- Articolo: <<Nozze gay, Consiglio Stato: "Sindaci non possono trascrivere quelle fatte all'estero". Polemiche sul giudice anti Lgbt>> di F.Q. per il fattoquotidiano.it
- Articolo: <<Nozze gay, Consiglio Stato: una sentenza fuori dal tempo>> di Matteo Winkler per il fattoquotidiano.it
- Articolo: <<Nozze gay, Consiglio Stato: una sentenza fuori dal tempo>> di Matteo Winkler per il fattoquotidiano.it
- Articolo: <<L'esibizionismo di Stato sui social network del giudice che condanna le nozze gay>> di PierLuigi Battista per il corriere.it
- Articolo: <<Carlo Deodato, il giudice defenestrato da Matteo Renzi e che simpatizza per le Sentinelle in Piedi annulla le trascrizioni delle nozze gay">> di Laura Eduati per Huffingtonpost.it
- Articolo (dell'ottobre 2014) <<Nozze gay, Maria Grazia Sangalli della Rete Lenford: "Alfano non può annullare le trascrizioni dei sindaci">> di Laura Eduati per Huffingtonpost.it
- Articolo (dell'ottobre 2014) <<Nozze gay, Maria Grazia Sangalli della Rete Lenford: "Alfano non può annullare le trascrizioni dei sindaci">> di Laura Eduati per Huffingtonpost.it
- Articolo: "Le unioni civili ci riguardano tutti. Sì, anche te" di Daria Bignardi per vanityfair.it