(Foto cgil.lombardia.it) |
_MduL, 31 ottobre 2021_
Prima di aggiornarvi con la sciagurata e vergognosa pagina di storia italica che si è avuta lo scorso 27 ottobre, abbiamo aspettato qualche giorno, giusto il tempo di sbollire almeno un pochino della rabbia e della delusione che ci attanagliano.
Rabbia perché una legge così importante (cioè la legge contro l'omotransfobia ed i reati di odio, cd "legge Zan") è stata fatta oggetto di rivalse/conteggi/prove tecniche di maggioranze politiche che andranno a votare in Parlamento congiunto, tra pochi mesi, il prossimo Presidente della Repubblica; delusione perché, ancora una volta, non ci si sente rappresentati da questo parlamento che sempre più e sempre più platealmente calpesta i diritti civili dei cittadini - tutti - che dovrebbe rappresentare.
Ciò posto, la notizia è questa.
Lo scorso 27 ottobre, in Senato, si è tenuta l'ultima votazione del Disegno di legge "Zan", relativo a "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità". Ultima votazione, nel senso che il disegno di legge, dovendo essere approvato nello stesso testo sia dalla Camera dei deputati che dal Senato della Repubblica, dopo essere stato approvato definitivamente alla Camera, era passato, appunto, al Senato per l'ultima approvazione definitiva. Fosse stato approvato, infatti, sarebbe diventato finalmente Legge, entrando in vigore la sua tutela decorsi i termini per la pubblicazione.
Non stiamo qui a spiegarvi e ricapitolarvi tutte le vicissitudini ed i giochetti parlamentari che sono stati posti in essere dalla destra, in particolare dalla Lega, per evitare/snaturare/posticipare l'approvazione del ddl Zan mentre era alla Camera, perché, alla fine, il testo è comunque stato licenziato ed è passato, come detto, al Senato per la sua definitiva approvazione.
Di tale passaggio e calendarizzazione in Senato si è fatto portavoce e sostenitore il segretario del Pd, Enrico Letta, che su detta legge si è molto speso. E proprio questo è stato il primo guaio: dove c'è Letta, c'è Matteo Renzi e quest'ultimo, certo, non poteva farsi sfuggire l'occasione di dare - ancora una volta (ormai è proverbiale e di uso comune il "stai sereno", rivolto da Renzi a Letta anni fa, poco prima di pugnalarlo alle spalle e di prendergli la Presidenza del Consiglio) - una lezione a Letta, forte del numero dei suoi senatori di Italia Viva (senatori che, è bene comunque ricordarlo, sono stati a suo tempo eletti nel e per il Partito Democratico...ma questa è un'altra storia), che, haimé, nel Senato della Repubblica fanno la differenza tra la bocciatura o l'approvazione di una legge.
Ma non è solo per questo che i senatori renziani (Renzi, si segnala, non era nemmeno presente, essendo occupato in Arabia Saudita...) hanno affossato il ddl Zan, ma anche, e soprattutto, perché tale prova di forza di Italia Viva è servita a Renzi per rendersi quasi indispensabile alla destra per l'elezione di un Capo dello Stato di loro gradimento.
Nella partita dell'elezione del prossimo Presidente della Repubblica, infatti, la destra, con anche i voti di Italia Viva (e della maggior parte dei grandi elettori, visto che gran parte dei Governatori delle Regioni sono stati eletti dalla destra), potrebbe, dal 4 scrutinio in poi, arrivare a far eleggere un proprio candidato, a differenza della sinistra che, almeno sulla carta, non avrebbe alcuna possibilità. Insomma, così agendo - cioè affossando il ddl Zan - Renzi ha dimostrato alla destra di poter essere l'ago della bilancia per le prossime votazioni importanti, e questo ha, indubbiamente, un forte peso politico.
Nel caso specifico del DDL Zan, quindi, come detto, si suppone (dobbiamo scrivere così, ma la matematica non è un'opinione) che siano stati proprio i senatori di Italia Viva a fare la differenza e, dunque, a far bocciare la legge, votando in modo opposto rispetto a come avevano votato alla Camera dei deputati (lì, infatti, avevano votato a favore del ddl).
Insomma, senza continuare a dilungarsi (scusate, ma come detto, la rabbia e la delusione continuano ad avere la meglio) il DDL Zan è stato affossato in Senato grazie all'opera congiunta del Presidente del Senato, Alberti Casellati (la quale, secondo noi forzando il regolamento parlamentare, ha riconosciuto la possibilità del voto segreto e non palese, così consentendo l'agire dei franchi tiratori renziani e non solo), prima ancora del Leghista Calderoli (ideatore della proposta di 'tagliola', cioè di non voto agli articoli), di Renzi e della destra tutta.
Deprecabile e disgustoso, poi, il giubilo e gli applausi dei senatori di destra, seguiti alla proclamazione della bocciatura del ddl Zan.
Ma ecco, tecnicamente, cosa è successo in Senato mercoledì scorso, nella ricostruzione fattane da tg24.sky.it (qui link all'articolo).
L’Aula di Palazzo Madama, con voto segreto, si è espressa a favore della cosiddetta “tagliola” (frutto della mente di Calderoli) che fa saltare l’esame degli articoli ed emendamenti al testo.
La "Tagliola" è una procedura parlamentare, prevista all'art. 96 del regolamento del Senato, relativo alla "Proposta di non passare all'esame degli articoli", che recita: "Prima che abbia inizio l'esame degli articoli di un disegno di legge, un senatore per ciascun gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame". E ancora: "La votazione della proposta ha la precedenza su quella degli ordini del giorno".
A richiederla, come detto, sono stati Lega e Fratelli d'Italia, su un'idea del leghista Calderoli, che così hanno raggiunto il loro scopo di bloccare il disegno di legge.
Ma non basta, perché, sempre Lega e Fratelli d'Italia, appellandosi all'art. 133 del Regolamento, hanno richiesto il voto segreto, anziché palese. Tale richiesta, che deve essere sostenuta da almeno 20 senatori e che viene decisa dalla presidenza di Palazzo Madama, è stata dalla Presidente Elisabetta Alberti Casellati accolta, richiamando il regolamento ed i precedenti.
Quindi, dopo la discussione generale sul disegno di legge, a causa di questo procedimento (tagliola + voto segreto), non si è andati avanti con l'esame dei vari articoli e con il voto degli emendamenti presentati.
Il disegno di legge che, quindi, risulta essere stato bocciato, essendo stato in tal modo l'intero iter parlamentare bloccato.
Si dovrà ripartire da zero presentando una nuova proposta di legge, non prima però di 6 mesi.
Si specifica che a favore della tagliola, chiesta, come detto, da Lega e Fratelli d’Italia, hanno
votato 154 senatori, mentre 131 hanno detto no e due si sono astenuti:
ad affossare la legge sono stati quindi 23 voti (di cui 16 inaspettati perché avrebbero dovuto essere a favore della legge..e, se ve lo state chiedendo, i senatori di Italia Viva, se non ci ricordiamo male, sono circa 14...).
Ad oggi, dunque, il tanto lavoro portato avanti per riuscire a far avere anche all'Italia - finalmente - una legge contro l'omofobia ed i crimini d'odio è stato buttato alle ortiche e si dovrà ricominciare tutto daccapo, non prima, però, di altri sei mesi, tanto è il termine di legge previsto per poter ripresentare una legge sullo stesso argomento.
Disegno di legge che, come già scritto altre volte, altro non voleva se non equiparare le manifestazioni di odio fondate sull'omofobia e sulla transfobia a quelle, già riconosciute e punite dal nostro ordinamento, fondate su motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o rivolte contro gli appartenenti alle minoranze linguistiche.
Cosa c'era di male? Cosa di sbagliato?
MduL
P.S.: per capire davvero che cosa era il ddl Zan, vi riportiamo anche qui le parole introduttive del DDL Zan, cioè della proposta di legge n. 868, presentata alla Camera dei Deputati lo scorso 4 luglio 2018:
"La presente proposta di legge è volta a estendere alle discriminazioni fondate sull'omofobia e la transfobia le sanzioni penali introdotte dall'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654 (cosiddetta «legge Reale», poi modificata dal decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205 – cosiddetta «legge Mancino»), che ha reso esecutiva la convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, fatta a New York il 7 marzo 1966, da ultimo trasposte negli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale.
L'intenzione è quella di equiparare le manifestazioni di odio fondate sull'omofobia e sulla transfobia a quelle, già riconosciute e punite dal nostro ordinamento, fondate su motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o rivolte contro gli appartenenti alle minoranze linguistiche.
In questo modo si potrà finalmente rimuovere l'irrazionale differenza che esiste nel nostro Paese, per esempio, tra l'apporre uno striscione gravemente razzista in uno stadio – il che può, almeno in teoria, configurare una condotta antigiuridica – e l'apporre il medesimo striscione, riportante le medesime parole di dileggio, nei confronti delle persone omosessuali.
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