Ultimo aggiornamento il 10 novembre 2024

Dalla Cedu una storica sentenza per noi e per i nostri figli: il rapporto tra il bambino e la madre intenzionale deve essere riconosciuto da tutti gli Stati membri dell'Unione

Il Logo della Cedu (Foto Diritti Europa)

 _MduL, 12 aprile 2019_

Con questo post, non è nostra intenzione entrare nel merito della dibattuta e divisiva questione del cd "utero in affitto" e della maternità surrogata. Quel che ci interessa qui segnalare è la meravigliosa notizia del pronunciamento della Corte Europea dei diritti umani, la quale ha sancito il riconoscimento del legame tra la madre intenzionale, cioè quella non biologica, ed il bambino nato, in questo caso, con gestazione portata avanti per altri (cioè con "utero in affitto").
 
I togati di Strasburgo, infatti, chiamati a dare la propria opinione su un caso francese, a differenza di quanto avvenuto su un caso italiano, si pronunciano all'unanimità a favore del riconoscimento legale di questo legame, nel caso in cui la donna sia stata indicata come 'madre legale', nel certificato di nascita del Paese dove la gestazione ha avuto luogo.
 
La sede d ella Cedu (Foto Osservatorio Gender)
Caso che, per altro, riguardava una coppia eterosessuale. Si trattava, infatti, di una coppia di coniugi, che ha chiesto alla Francia di riconoscerli entrambi come genitori di due bambini nati con la gestazione portata avanti da un'altra donna in California, dove lui, Dominique, in quanto padre biologico dei bambini è stato subito registrato dallo Stato francese come genitore nel certificato di nascita, mentre lei, Sylvie, sua moglie, non è stata registrata come madre dei piccoli perché priva dei legami biologici con i bambini. 
Su tale questione, dunque, la Cassazione francese, investita del caso, non sapendo bene come agire, ha chiesto un parere alla Corte di Strasburgo, ponendo il seguente quesito: "il mancato riconoscimento della madre non biologica viola la convenzione europea dei diritti umani?"

Ebbene, come abbiamo visto e letto, la Corte europea dei diritti umani, ha risposto di si, specificando però che lo Stato non è obbligato a risolvere la questione iscrivendo la "madre intenzionale" come genitore nell'atto di nascita, ma può scegliere altre soluzioni, come, ad esempio l'adozione. 
Resta il fatto, però, che, a prescindere dalle modalità che ogni singolo Stato vorrà seguire, il riconoscimento di tale vincolo 'familiare' è però necessario e dovuto!.
Come ribadito da molti dei nostri (illuminati) giudici nostrani, infatti, la Corte ha motivato tale decisione, asserendo che il non riconoscimento legale del legame tra la madre intenzionale e il bambino ha un impatto negativo sui diritti vita del minore.

Foto (Gestlife)
Ma vi è di più, la Cedu ha segnalato, poi, che la tutela del miglior interesse del minore, richiede anche l'identificazione legale delle persone responsabili per la sua crescita e il suo benessere. E da ciò ne discende che, per i togati della Cedu, un'impossibilità generale e assoluta di veder riconosciuto dallo Stato il legame tra mamma non biologica e figlio, sia incompatibile con la protezione del bambino.

E questo, come è di tutta evidenza, per noi rappresenta un altro passo avanti epocale. Significa, infatti, che lo Stato italiano non può, in alcun modo, disconoscere la madre non biologica dei bimbi nati (in qualunque modo essi siano nati) in una coppia omosessuale. E, quindi, ad esempio, il Ministro degli interni, come è già successo in passato più volte con Alfano (ed oggi con Salvini non si sa, ma...) non potrà più opporsi, in punto di diritto, ad un'eventuale riconoscimento del figlio anche per la madre non biologica nel certificato dell'anagrafe civile.

Decida, dunque, ora, lo Stato italiano come vorrà dare attuazione a tale sentenza della Corte Europea (stepchild adoption o cos'altro), ma legiferi quanto prima perché questi bambini, ora più che mai, visto il clima politico che si è venuto a creare, non possono più attendere...

MduL


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