Michela Pascali, appena eletta al vertice del sindacato di Polizia (foto silpcgil.it) |
_ MduL, 13 gennaio 2019 _
Ma quanto ci piace scrivere questi post e parlare di queste (belle) persone che, con il loro modo di essere e di vivere riescono a raggiungere dei traguardi validi per tutte quante noi!. Vi parliamo oggi di Michela Pascali: moglie, madre, lesbica, sindacalista, poliziotta, rappresentante dei diritti Lgbt e, ciò che più conta, donna 'a tutto tondo'!.
Michela Pascali: la sindacalista.
Quarantacinque anni e un primato di cui
andare orgogliosa: Michela Pascali è la prima poliziotta omosessuale a
scalare il vertice di un sindacato delle forze di polizia. L'assemblea
del Silp-Cgil che si è conclusa ieri a Rimini l'ha infatti eletta nella
segreteria nazionale.
La Pascali, in effetti, ha davvero le idee molto chiare sul da farsi e sulle priorità da affrontare dentro il sindacato, dichiara: «Siamo vecchi, pochi, con stipendi
ridotti, senza ricambio e senza contratto. Queste sono le priorità», ma quello che ha ancora più chiaro è che
la sua elezione nella segreteria nazionale del Silp-Cgil, uno dei
sindacati più numerosi della Polizia, rappresenta un simbolo.
Queste le sue dichiarazioni, rilasciate 'a caldo': «La segreteria mi ha voluto per la
mia attività sindacale, non certo solo e perché sono omosessuale» (ringraziando il segretario generale Daniele Tissone); «È ovvio
che le problematiche Lgbt faranno parte della mia attività, ma non mi
occuperò solo di quello, vorrebbe dire svilire il mio ruolo e quello
dello stesso sindacato». «Spero che la mia elezione possa aiutare tanti
colleghi a fare coming out, possa aiutare tutti quelli che vivono un
disagio ad uscire fuori senza vergognarsi di quello che sono».
Donna tosta, dunque, che siamo sicure agirà per il meglio, sia in quanto rappresentante sindacale che come rappresentante delle persone Lgbtqi.
Da sempre attiva nella tutela dei diritti Lgbt all'interno delle forze di polizia.
La Pascali ad una manifestazione (repubblica.it) |
Anche perché lei, in
20 anni di servizio ne ha subiti di comportamenti omofobi e sa di cosa parla.
«Ma alla fine - dice - in caserma è come nella vita reale, dipende chi hai di
fronte. Ci sono colleghi e funzionari che hanno una sensibilità enorme e
che hanno sempre rispettato le mie scelte, altri invece che operano in
maniera sessista. I problemi principali li lo ho avuti
con delle colleghe non dichiarate ma omosessuali. Il solo accostamento
con me da parte degli altri scatenava in loro reazioni pesanti, un
atteggiamento provocato dalla paura. È un problema culturale, c'è nella
polizia, nelle forze armate e nella vita reale».
Del resto, che lei abbia una chiara cognizione di causa delle problematiche all'interno del corpo della polizia, e non solo, è evidente, visto che da sempre è impegnata sulla difesa e sullo studio delle tematiche Lgbt, essendo vicepresidente dell'associazione 'Polis Aperta'.
Il 'caso' che la coinvolse lo scorso anno e che fece un certo scalpore.
In quest'ultima veste, nel
2018, Michela Pascali era stata al centro di un caso che aveva suscitato
polemiche. Aveva avuto l'autorizzazione dalla questura di Firenze di
partecipare alla Conferenza internazionale per i diritti delle persone
omosessuali nelle forze dell'ordine, ma senza la divisa addosso "perché
non si tratta di un evento istituzionale". Lei aveva chiesto di prender
parte al convegno indossando l'uniforme. L'incontro, l'ottavo
dell'European Lgbt Police Association, unisce le associazioni che in 16
Paesi europei chiedono il riconoscimento dei diritti per gay, lesbiche e
transessuali in polizia e forze armate.
Sennonché,
mentre la richiesta di Pascali (vicepresidente di Polis Aperta,
associazione di militari e poliziotti che si battono per i diritti degli
omosessuali in divisa) era stata rifiutata, due colleghi di Milano e
Genova avevano hanno avuto risposte opposte. I due agenti, infatti,
erano stati autorizzati a partecipare in uniforme dal ministero degli
Interni. Il Viminiale però precisò che l'autorizzazione non andava
intesa come delega a rappresentare ufficialmente la Polizia di Stato.
Michela Pascali, la donna.
La Pascali (Foto Corriere di Bologna) |
Prima l'attività lavorativa. Come poco sopra accennato, Michela Pascali lavora in Polizia da
venti anni, prima ha lavorato alla Polfer di Milano, da ultimo in vari uffici
della questura di Firenze, dove attualmente è assistente capo tecnico,
con il ruolo di tecnico informatico.
Della sua vita personale, invece, oltre al fatto che ha quarantacinque anni, sappiamo che la sua vita è divisa in due: nella prima parte della sua vita, infatti, è stata sposata con un uomo e con lui ha avuto due figli, una femmina ed un maschio, che oggi hanno, rispettivamente, 17 e 14 anni; nella seconda parte, iniziata dieci anni fa con la separazione e proseguita con la scoperta della sua omosessualità, si arriva alla sua compagna Benedetta, con la quale la Pascali ha una storia d'amore che dura ormai da nove anni.
«Ma ho un rapporto
ottimo con i miei figli e anche con il loro babbo, siamo una famiglia
bellissima», dice, giustamente, soddisfatta.
Non ci resta che dire: Complimenti ed Auguri!
MduL
Fonti ed Approfondimenti:
* Articolo "Michela Pascali, la prima poliziotta omosessuale ai vertici del sindacato delle divise" della redazione di repubblica.it dell'11/01/2019
* Articolo "Chi è Michela Pascali, la prima poliziotta gay alla guida del sindacato" della redazione di letteradonna.it dell'11/01/2019
* Articolo "Polizia, sindacato, diritti Lgbt: Michela Pascali in Segreteria Nazionale" su silpcgil.it dell'11-12/01/2019
* Articolo "Chi è Michela Pascali, la prima poliziotta gay alla guida del sindacato" della redazione di letteradonna.it dell'11/01/2019
* Articolo "Polizia, sindacato, diritti Lgbt: Michela Pascali in Segreteria Nazionale" su silpcgil.it dell'11-12/01/2019
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