(Foto dal sito lanuovabq.it) |
_MduL, 26 settembre 2021_
Ma quanto ci piace aggiornarvi con queste notizie e che notizie! Il Parlamento dell'Unione Europea, lo scorso 14 settembre 2021, ha approvato una risoluzione con la quale viene sancito il principio che l'UE deve rimuovere tutti gli ostacoli che le persone Lgbtiq affrontano nell’esercitare i loro diritti fondamentali e far sì che i matrimoni o le unioni registrate in uno Stato membro siano riconosciute in tutti i Paesi dell’Ue. Ma non solo, deve anche attivarsi affinché i reati d'odio o istigazione all'odio vengano rubricati anche con riferimento agli atti di omofobia.
Un passo avanti nei diritti Lgbtqi+ incredibile. Certo, è pur sempre una risoluzione e, come tale, non ha l'efficacia impositiva propria di altri strumenti normativi europei, quali i regolamenti e le direttive, ma è comunque un passo avanti notevole ed ha un valore e significato dirompenti, posto che detta risoluzione non si limita a riconoscere i diritti ed il riconoscimento effettivo delle persone Lgbtqi+ in quanto tali, ma prevede che gli Stati dell'Unione si attivino anche a riconoscere come genitori legali gli adulti menzionati nel certificato di nascita di un bambino ed a riconoscere il diritto al ricongiungimento familiare alla coppie dello stesso ed alle loro famiglie per evitare il rischio che i loro bambini diventino apolidi nel caso in cui le loro famiglie si spostino all’interno dell’Ue.
Altro punto fondamentale di tale risoluzione, è il riconosciuto sostegno del Parlamento UE all'impegno della Commissione a proporre un’iniziativa legislativa con l’obiettivo di estendere l’elenco dei “reati dell’UE” ai crimini di odio e di incitamento all’odio, anche se rivolti alle persone Lgbtiq.
Come è evidente, tale risoluzione può definirsi uno spartiacque tra la strutturazione dell'Unione Europea prima di essa e dopo la sua approvazione. Se, infatti, come auspicabile, tutti gli Stati recepiranno tali indicazioni, sì come contenute nella risoluzione, l'UE diverrà un posto a misura delle persone Lgbtqi+ e delle loro (nostre) famiglie che, finalmente, potranno gioire dei diritti da tanto tempo reclamati e fino ad oggi mai conseguiti.
Per quanto riguarda l'Italia, in particolare, il secondo punto della risoluzione UE, se correttamente recepito e fatto proprio dallo Stato Italiano porterebbe all'evidente superamento delle questioni giuridiche, finora decise dai Tribuanli, in merito alla qualificazione dei figli nati da coppie dello stesso sesso e delle famiglie arcobaleno. Su questo punto, infatti, come ricorderete, il nostro Stato è ancora colpevolmente assente, non avendo normato nulla in merito, all'atto dell'approvazione della Legge Cirinnà sulle unioni civili del 2016 e neanche dopo, in questi ultimi cinque anni.
Grazie all'adozione di tale risoluzione, infatti, come chiaramente espresso dal dall'europarlamentare del Movimento 5 stelle, Mario Furore "Tocca adesso
alla Commissione europea intervenire per difendere il principio del
mutuo riconoscimento delle relazioni familiari. Il Parlamento ha
tracciato la strada: l’unione contratta in un Paese membro deve essere
riconosciuta in tutti i Paesi dell’Unione senza se e senza ma”.
Ma come si è arrivati a questo importantissimo successo? Tutto nasce da una sentenza della Corte di giustizia europea, emessa nel caso “Coman & Hamilton”, che ha disposto che il termine “coniuge” di cui alla direttiva sulla libera circolazione delle persone, andasse interpretato e dunque applicato anche alle coppie dello stesso sesso. Da ciò, a cascata, tutti gli effetti positivi sulla posizione ed i diritti delle persone Lgbtqi+, fino ad arrivare alla risoluzione del Parlamento UE di cui si discute.
Da ricordare, sul punto, in ogni caso, che il Parlamento UE arriva a questa risoluzione dopo aver dichiarato, nel marzo di quest'anno 2021, il fondamentale ed innovativo principio per il quale l'Unione europea una «zona di libertà LGBTIQ».
Parlamento, per altro, che nel contesto dell'approvazione di tale fondamentale risoluzione, ha visto alcuni deputati richiedere alla Commissione Europea (che si può definire l'organo di governo dell'Unione) di intraprendere azioni sanzionatorie nei confronti della Romania, colpevole di non aver aggiornato la legislazione nazionale in ottemperanza a quanto stabilito dalla sentenza della Corte di Giustizia nella sentenza citata e nei confronti della Polonia e dell'Ungheria, colpevoli di attuare politiche finalizzate alla discriminazione e limitazione dei diritti della comunità Lgbtqi+ nei loro paesi.
Da segnalare, infine, che detta rivoluzionaria risoluzione, approvata dal Parlamento Ue con 387 voti favorevoli, 161 contrari e 123 astensioni, tra gli eurodeputati italiani ha visto la Lega e Fratelli d’Italia votare CONTRO, mentre si sono espressi a favore: Pd, M5s, Italia Viva. Forza Italia, invece, si è divisa tra eurodeputati favorevoli, contrari ed astenuti.
In merito al voto contrario a tale risoluzione espresso dalla Lega e dai Fratelli d'Italia, il pensiero dell'Eurodeputata Sabrina Pignedoli, la quale così si è espressa: “Ennesimo voto oscurantista di Lega e Fratelli d’Italia. Ancora una volta quando si tratta di riconoscere i diritti dei cittadini europei si schierano con l’estrema destra e i sovranisti negando il mutuo riconoscimento delle relazioni familiari, quelle LGBTQI incluse. Per fortuna la stragrande maggioranza dei parlamentari europei ha respinto questa deriva”.
Comunque, per tutte quelle di voi che volessero saperne di più e meglio, ecco qui il link alla risoluzione del parlamento europeo che qui ci ha occupato:
Ecco fatto!. Non ci resta ora che aspettare i futuri sviluppi.
MduL
Articolo "Cosa può portare la risoluzione del Parlamento Ue sui diritti delle coppie Lgbt" di Chiara Pizzimenti per vanityfair.it del 16/09/2021
Pagina europa.eu sulle "Unioni civili e unioni registrate" (ottobre 2020)
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