Ultimo aggiornamento il 10 novembre 2024

Omofobia: DDL Zan - il difficile rapporto tra la tutela dei diritti e le posizioni delle "Femministe radicali trans escludenti" (Terf) e dell'Arcilesbica

(foto leparoleelecose.it)
_MduL, 8 maggio 2021_
 
In questi giorni in cui non si fa altro che parlare del DDL Zan sull'omotransfobia e gli altri reati d'odio e della sua possibile, quanto necessaria ed auspicata approvazione, sì come ostacolata dalla Lega e difesa dall'asse M5S e Pd (e dagli altri partiti della vecchia maggioranza), tralasciando la questione "Fedez" ed il suo intervento al concerto del primo maggio, della quale, siamo sicure, avete già letto tutte voi, vorremmo parlarvi di un aspetto molto controverso della questione che coinvolge l'opposizione che a tale disegno di legge portano da alcuni movimenti femministri e dall'Arcilesbica.

Ora, premesso che l'argomento è estremamente controverso e delicato, proviamo a fare chiarezza e cerchiamo di capire il perché dell'opposizione di tali movimenti al DDL Zan. 
A tal fine, la prima cosa da porre subito in evidenza e da rimarcare è che non tutto il movimento femminista, ma solo una sua parte minoritaria, e non tutto il movimento lesbico, solo l'Arcilesbica, sono contrari all'approvazione del DDL Zan e che la loro contrarietà non investe tutto il disegno di legge, ma solo i seguenti tre punti: l'identità autopercepita (nella parte in cui le trans non operate vengono considerate come donne a tutti gli effetti); la tutela generalizzata delle donne in quanto genus (che non dovrebbe essere prevista, in quanto le donne sono metà del genere umano); la gestazione per altri (che secondo tale movimento, porterebbe alla legittimazione della maternità surrogata).

JK Rowling (franchising-petsplanet.it)
Nello specifico, il movimento femminista che vorrebbe emendare il DDL Zan è il «Trans Exclusionary Radical Feminists», «femministe radicali trans escludenti» (c.d. Terf) — un acronimo nato nei circoli femministi degli anni 70 che loro rifiutano definendosi solo «femministe radicali» — che vede tra le sue principali e più famose esponenti la scrittrice britannica della saga di Harry Potter, JK Rowling, che lo scorso anno è stata duramente attaccata per alcuni suoi post nei quali sosteneva tali posizioni. 
In uno di questi, ad esempio, la Rowling ironizzando sull’utilizzo dell’espressione “persone che hanno le mestruazioni” utilizzato nel titolo di un articolo del sito Devex che usava l’espressione per includere esplicitamente persone trans e non binarie, scriveva: «Sono sicura che esistesse una parola per queste persone. Aiutatemi… Danne? Done? Dumne?», con ciò sottintendendo una corrispondenza automatica tra le persone che hanno le mestruazioni e le donne e, dunque, negando la possibilità che esistano persone che le hanno ma non si identificano come donne (alcuni uomini trans, o persone che non si identificano in alcun genere, ad esempio). 
Crisitna Comencini (iodonna.it)
Alle discussioni animate che ne sono seguite, la scrittrice ha quindi risposto con un altro post, affermando di «conoscere e sostenere persone transgender», ma di opporsi a «cancellare il concetto di “sesso”».
Qui da noi, in Italia, esponenti note di tale movimento Terf sono, tra le altre, la regista e scrittrice Cristina Comencini e la giornalista Marina Terragni (autrice di «Gli uomini ci rubano tutto»).
A tale movimento, poi, nel sostegno alla volontà di emendare il Ddl Zan, si aggiungono, a detta della stessa Terragni, l’Unione donne italiane (Udi), la Libreria delle donne e anche una associazione di uomini come Equality Italia, guidata da Aurelio Mancuso.
 
Delimitato così il campo ed individuati i soggetti in campo, vediamo ora nel merito i risvolti della questione.
Le cd Terf vorrebbero emendare (cioè modificare) il testo del DDL Zan nella parte relativa al riconoscimento all'identità di genere. Sostiene, infatti, tale movimento, con le parole di Marina Terragni «L’identità di genere è un oggetto non definito e non puoi mettere in una legge penale un oggetto non definito. Nel testo si parla di identità autopercepita che è l’ambiguità che apre la porta alla “Self Id”, l’autopercezione del genere. Per capire: in California, dove il self-Id è diventato legge ci sono stati 270 detenuti che si sono dichiarati donne e hanno chiesto di andare nel carcere femminile, con il terrore delle detenute. In Gran Bretagna è successo lo stesso con uno stupratore che si è dichiarato donna. Non basta l’autocertficazione per cambiare sesso ci vuole un percorso».
 
In altri termini, per le "Trans Exclusionary Radical Feminist" non solo esiste un'inconciliabilità tra uomo e donna, ma l'identità di una persona è legata categoricamente al suo corredo biologico. Dunque: sei una donna solo se possiedi un utero, una vagina eccetera ed uomo se hai un pene. Questo significa anche che solo le donne cisgender (quindi classificate donne alla nascita) sono "vere donne", mentre le donne trans, avendo (fino alla eventuale operazione) il pene, sono uomini "effemminati". 
Da ciò, ne discende la considerazione che le donne trans, altro non sarebbero se non “uomini in incognito” che, come tali, potrebbero facilmente stuprare le donne cisgender, approfittando dell’intimità concessa dagli spazi condivisi. 

Alcuni sostenitori del Ddl Zan ( foto digitalic.it)
Su quest'ultimo punto, i sostenitori del Ddl Zan opinano che appare piuttosto improbabile che un uomo scelga di intraprendere un percorso di riassegnazione del genere sui documenti al solo scopo di aggredire delle donne. Poi, comunque, il ddl Zan non apre proprio a niente, limitandosi a dare una generica definizione di identità di genere al suo art. 1, come "l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dal­ l’aver concluso un percorso di transizione". Definizione che, così come formulata, serve unicamente allo scopo di tutelare le persone trans - a prescindere dal percorso di transizione - dalle aggressioni transfobiche.

Altri punti del DDL Zan che non vedono d'accordo le cd Terf, fanno riferimento alla tutela delle donne in quanto genus, categoria. Ritengono le Terf, infatti, che sia sbagliato considerare le donne come una categoria da tutelare, perché "non si tratta di una minoranza, ma di metà della popolazione". 
A tale obiezione, i sostenitori del DDL Zan rispondono che, purtroppo, la misoginia esiste e, dunque, è necessario normare il fatto che odiare una donna in quanto donna, istigando alla violenza, esula dalla "libertà di pensiero".
 
Altro punto controverso, che vede l'opposizione delle cd Terf con l'Arcilesbica, riguarda la "gestazione per altri", potendo tale gestione, secondo tali movimenti, aprire la porta alla maternità surrogata.
Queste, infatti, le parole sulla 'Gravidanza per altri' della Presidente di Arcilesbica, Cristina Gramolini: «Bisognerebbe emendare il ddl Zan seguendo una legge approvata dall’Emilia Romagna: la regione non finanzia le associazioni che propagandano la Gpa. Con il ddl Zan criticare l’utero in affitto viene considerato omofobia».
Ma, anche su questo punto, i sostenitori del DDL Zan, ribattono che basta leggere il testo del ddl per vedere che la maternità surrogata non è mai nemmeno citata e che l'unico scopo del disegno di legge è solo ed esclusivamente quello di tutelare da violenza e odio.
 
Questo, in linea di massima, il punto della questione e queste le posizioni in campo. Per quante di voi fossero interessate ad un opportuno quanto necessario approfondimento, ecco qui di seguito i link di riferimento:
Articolo "Ddl Zan, quel no (inaspettato) alla legge sull’omofobia di femministe e Arcilesbica" di Alessandra Arachi per corriere.it del 3/05/2021;
Articolo "Perché le femministe transescludenti e Arcilesbica continuano a criticare il ddl Zan?" di Elisabetta Moro per elle.com del 4/05/2021;
Articolo "Chi sono le «Terf», le femministe «critiche del genere» che si oppongono al ddl Zan" di Elena Tebano per 27esimaora.corriere.it del 5/05/2021;
Articolo "Il ddl Zan e il femminismo, un confronto aperto" di Luisa Pronzato per 27esimaora.corriere.it del 6/05/2021. Articolo, all'interno del quale, sempre con riferimento al Ddl Zan ed al dibattito su genere e sesso, trovate il richiamo a queste altre letture: articolo "Omotransfobia: proviamo a capire di che parliamo"; articolo "Ddl Zan. «È un lui o una lei?»"; articolo "Perché una legge sugli “hate crimes”, può creare problemi alle donne?"; articolo "Omotransfobia, dal centrosinistra un appello per cambiare il Ddl Zan"; articolo "Perché le femministe chiedono di stralciare l’identità di genere dal Ddl Zan".
 
Ecco fatto, con questo materiale, siamo sicure che potrete farvi una vostra idea precisa sulla questione, così come ce la siamo fatta noi.
Ciò posto, prescindendo dal merito, a nostro modestissimo quanto assolutamente ininfluente parere, non dovrebbe essere questo il momento delle divisioni ma dell'unione. L'approvazione del disegno di legge Zan sulla omotransfobia e contro l'odio è di fondamentale importanza per il paese. Si proceda, dunque, alla sua approvazione ed in seguito, dopo la prima applicazione, quando saranno anche più chiare le implicazioni pratiche e giuridiche, si discuta su eventuali, quanto possibili, emendamenti alla Legge.
 
Buona lettura.
MduL

Nessun commento:

Posta un commento