Il palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale (foto dal sito istituzionale) |
_MduL, 19/12/2020_
Eccoci che ci risiamo, ancora una volta la nostra Corte Costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi sulla possibilità di recepimento in Italia, di atti di riconoscimento dei figli di una coppia omogenitoriale emessi all'estero. Di pronunciarsi, insomma, sulla possibilità di iscrivere i figli di una coppia gay all'anagrafe civile come figli propri, di entrambi i genitori e non di uno solo, come succede in tanti paesi esteri.
In termini tecnico-giuridici, di pronunciarsi sulle norme di legge e sui principi del nostro ordinamento giuridico, “nella parte in cui non consentono, secondo l’interpretazione attuale del diritto vivente, che possa essere riconosciuto e dichiarato esecutivo, per contrasto con l’ordine pubblico, il provvedimento giudiziario straniero relativo all’inserimento nell’atto di stato civile di un minore procreato con le modalità della ‘gestazione per altri’ del cosiddetto genitore d’intenzione non biologico”.
Se ricordate, l'ultima volta che ci siamo occupate di questa vicenda (cfr "Diritti Lgbtqi+ - Riconoscimento del figlio nato in Italia, con fecondazione assistita praticata all'estero, da parte della madre cd "intenzionale": sollevata questione costituzionale. Denegazione competenza da parte della Corte Costituzionale. Nulla di fatto" di MduL dell'8/11/2020, link in calce al post), per una fattispecie praticamente identica, che vedeva coinvolte due madri e non due padri, siamo state costrette a riportarvi il nulla di fatto al quale è arrivato la Corte Costituzionale con il suo tanto atteso pronunciamento.
In merito, infatti, alla richiesta di riconoscimento da parte dello Stato Italiano del proprio figlio da parte di due madri, la Corte ha preferito non pronunciarsi, adducendo il fatto che la questione, essendo troppo complessa e delicata e di forte valenza sociale, richiede l'intervento diretto del legislatore, in quanto esponente ultimo delle istanze sociali del paese. Insomma, la Corte ha denegato la propria competenza a decidere, esortando il parlamento a provvedere.
Questo succedeva alla fine di ottobre. Ora, abbiamo di nuovo la richiesta di un pronunciamento della Corte Costituzionale, richiesto dalla Corte di Cassazione, nel procedimento giudiziario instaurato, questa volta, da due padri che si sono vesti negare la registrazione all'anagrafe italiana del loro figlio, nato in Canada da procreazione assistita.
Decisione della Consulta che è attesa per il prossimo 27 gennaio, ma che, però, ci vede già attente a scriverne, non avendo la Corte ammesso la prova testimoniale, in forma documentale, da parte della madre biologica/surrogata canadese, la quale avrebbe voluto inserire nel processo le sue motivazioni e le sue esperienze a sostegno dei due padri del bambino da lei partorito e, quindi, a supporto della registrazione all'anagrafe italiana del loro bambino.
Ma, anche in questo caso, andiamo con ordine. Per farlo, riportiamo quasi fedelmente ed integralmente l'ottimo e conciso articolo scritto da Liana Milella (link in calce al post) per repubblica.it. Eccolo:
<< Il 27 gennaio la Corte deciderà sul caso dei due genitori di sesso maschile che chiedono il riconoscimento, anche in Italia, del loro figlio dopo il ricorso del giudice della Cassazione Giacinto Bisogni. La donna che ha partorito il bambino non sarà ammessa a testimoniare.
Ancora una volta la storia di una coppia dello stesso sesso - questa volta si tratta di due padri - torna davanti alla Corte costituzionale per rivendicare un diritto. Quello di essere riconosciuti, a tutti gli effetti, come i genitori del proprio figlio. Avuto, come nel caso che andremo a raccontare, da una donna che ha accettato di partorirlo. Proprio questa donna, stavolta, aveva chiesto alla Consulta di poter far sentire la sua testimonianza, di poter dire la sua insomma, per spiegare come e perché questo figlio è nato, come e perché non sarà mai suo figlio, ma il figlio dei due padri, come e perché lei non è assolutamente intenzionata a rivendicarne la maternità. E sarebbe proprio questo l’aspetto cui la donna tiene, al punto da volerne lasciare una prova cartacea.
E la Corte ha appena detto di no, ha giudicato la sua richiesta “inammissibile”. Per spiegarlo in modo semplice, questa donna, che vive in Canada, dove ha partorito un figlio la cui paternità, in base a quelle leggi, è stata riconosciuta ai due uomini che l’hanno voluto, non ha alcun ruolo giuridico nel processo che pende in Cassazione. Cioè proprio la Corte che con il suo presidente Giacinto Bisogni si è rivolta alla Consulta. Impugnando le norme che vietano in Italia il riconoscimento della doppia paternità, dei due padri in questo caso, che invece è stata tranquillamente riconosciuta oltreoceano. Ma la donna, la madre biologica in questione, non ha alcun ruolo nel processo alla Suprema corte.
Di qui il rifiuto della Consulta di accogliere una sua testimonianza, una sua posizione sui fatti, che comunque sarebbe stata solo cartacea. Non immaginiamoci dunque una donna che parla davanti alla Corte costituzionale e racconta la sua esperienza e spiega chi le ha chiesto di fare questo figlio, come si sono svolti fatti, quando il bimbo è nato, perché lei lo ha ceduto, e perché infine i suoi padri legittimi sono gli stessi che le hanno chiesto di diventarne esclusivamente la madre biologica.
A parlare per suo conto sarebbe stata il suo avvocato di Milano Simona Viola che, appena ha letto il comunicato dell’ufficio stampa della Corte con l’anticipo della decisione dei 15 giudici, ha reagito così: “È un vero peccato e un’occasione sprecata questo negare l’ingresso - in un giudizio intriso di polemiche, pregiudizi e proclami sulla dignità della donna - proprio alla persona della cui dignità si parla e di cui ci si fa scudo”.
Ma il punto è proprio questo. La Consulta deve pronunciarsi sul diritto dei due padri di veder riconosciuta anche in Italia la genitorialità del bambino che è stata pienamente e senza problemi già riconosciuta in Canada. Ma è stata già respinta in Italia e da qui nasce il ricorso alla Corte costituzionale del magistrato della Cassazione.
Come precisa la Consulta, l’oggetto su cui i 15 giudici devono pronunciarsi - e lo faranno il 27 gennaio sulla relazione di Francesco Viganò - è “unicamente la posizione giuridica dei due uomini verso il bambino”. Bambino nato grazie alla donna nel cui utero era stato impiantato l’ovocita di una donatrice anonima fecondato con i gameti di uno dei due uomini.
Per il Canada nessun problema a riconoscere i due padri come genitori. Per l’Italia invece si riapre una querelle che vedrà presenti, il 27 gennaio, nelle vesti di “amici curiae”, molte associazioni la cui presenza è stata ammessa dalla Consulta perché forniranno un contributo giuridico, e quindi sul piano generale, sullo stato della legislazione. Mentre la Corte non può giuridicamente far entrare la testimonianza della madre biologica che è, a sua volta, estranea al processo. >>
Ed a noi proprio quest'ultima parte ci colpisce più che mai: la Corte, dunque, permette l'ingresso in giudizio di associazioni terze ma non della donna che ha partorito il bambino.
Queste le motivazioni, con le parole dell'ANSA, "la Corte ha ritenuto che nel giudizio
costituzionale possono intervenire, oltre a chi ne sia già parte
e al Presidente del Consiglio dei ministri, soltanto coloro che siano
“titolari di un interesse qualificato, inerente in modo diretto e
immediato al rapporto dedotto in giudizio” (articolo 4, comma 7, delle
Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale). Nel
caso in esame, la Consulta ha ritenuto che la decisione del giudizio
pendente di fronte alla Corte di cassazione - che ha ad oggetto
unicamente la posizione giuridica dei due uomini verso il bambino - non
possa produrre effetti giuridici immediati nei confronti della donna".
MduL
Fonti:
Articolo "Bimbo con due padri, la Consulta esclude la madre biologica in giudizio" di Liana Milella per repubblica.it del 3/12/2020
Articolo "La Consulta non ammette in giudizio la madre biologica di figlio di due papà" ANSA su huffingtonpost.it del 3/12/2020
Post MduL dell'8/11/2020: "Diritti Lgbtqi+ - Riconoscimento del figlio nato in Italia, con fecondazione assistita praticata all'estero, da parte della madre cd "intenzionale": sollevata questione costituzionale. Denegazione competenza da parte della Corte Costituzionale. Nulla di fatto."
Articolo "La Consulta non ammette in giudizio la madre biologica di figlio di due papà" ANSA su huffingtonpost.it del 3/12/2020
Post MduL dell'8/11/2020: "Diritti Lgbtqi+ - Riconoscimento del figlio nato in Italia, con fecondazione assistita praticata all'estero, da parte della madre cd "intenzionale": sollevata questione costituzionale. Denegazione competenza da parte della Corte Costituzionale. Nulla di fatto."
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