Ultimo aggiornamento il 19 maggio 2024

I guai della nuova normativa voluta da Salvini: "Madre" e "Padre" al posto di "Genitore 1" e "Genitore 2" - Primo caso di discriminazione per la figlia di una coppia di donne: la piccola ha potuto ottenere la carta d'identità solo grazie ad un cavillo trovato dal suo avvocato.

(Foto aeroporto.net)
_ MduL, 15 giugno 2019 _
Venezia. Questa storia, riportata nei giorni scorsi dal corriere del veneto, ha dell'incredibile e riguarda il mancato rilascio della carta d'identità ad una bimba di 6 anni, figlia di una coppia di donne  (figlia naturale di una delle due donne ed adottata regolarmente anche in Italia dall'altra madre).
La bimba, infatti, avendo bisogno del documento d'identità, è stata, suo malgrado, oggetto di una questione giurdica tanto importante, quanto assurda, che ha avuto origine dalle nuove norme volute dal Ministro degli Interni, Matteo Salvini, per ciò che concerne l'aspetto nominalistico dei moduli da compilare per la richiesta di documenti anagrafici. Per opera di Salvini, infatti, si è passati da un generico, quanto inclusivo, "Genitore 1" e "Gentitore 2" a "Madre" e "Padre" (per un ovvio ritorno al medioevo).
A fronte di tale modifica, ecco che, nel caso della piccola, figlia di due madri, gli incolpevoli funzionari del Comune di Favaro Veneto, si sono trovati nell'impossibilità di poter riconoscere alla bimba il diritto ad avere la sua carta d'identità. Come fare, infatti, senza dichiarare il falso, a far risultare la realtà dei fatti e, cioè, che la bambina è figlia di due donne? 
Se il funzionario avesse messo e/o accettato sotto la dicitura "Padre" il nome della seconda mamma, infatti, avrebbe potuto scattare per lui la denuncia di falso in atto pubblico, con tutto ciò che tale reato comporta.

Il Ministro Salvini (foto TPI)
Più in dettaglio, il  decreto ministeriale voluto da Matteo Salvini (e controfirmato dai colleghi della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, e dell’Economia, Giovanni Tria) da aprile di quest’anno, ha sostituito la voce «Genitore o chi ne fa le veci», presente dal 2015 nell’attestato rilasciato ai minorenni, con i termini: «Madre» e «Padre». 
Ed il problema nasce proprio da qui: la piccola, infatti, che ha sei anni, a settembre andrà in seconda elementare e le madri volevano avesse, come è giusto, il suo documento d'identità, che certificasse, come acccade per tutti noi, la sua posizione anagrafica nel nostro paese.
Ebbene, sebbene gli impiegati dell’Anagrafe si siano da subito dimostrati molto collaborativi, dopo qualche telefonata andata a vuoto, sono stati costretti a fermarsi poiché non sapevano come compilare i dati anagrafici. Inserire un nome palesemente femminile di fronte alla dicitura “padre”, infatti, come detto, rischierebbe di trasformare quel documento in un falso».
A questo punto, malgrado la presenza dei legali della coppia di donne, Valentina Pizzol e Umberto Saracco, che già le avevano seguite durante la vertenza per l'adozione della piccola, gli impiegati hanno preferito sospendere l’emissione della carta d’identità della bambina e chiesto chiarimenti al ministero dell’Interno che, però, a distanza di oltre due settimane, ancora non ha risposto». 
Risultato: la piccola veneziana è senza carta d’identità. E nella stessa condizione rischiano di ritrovarsi anche gli altri figli delle famiglie arcobaleno, pur riconosciuti dalla sentenze dei tribunali.

(Foto LifeGate)
Sennonché, e per fortuna, l'altro ieri si è riusciti a dare soluzione a tale questione, ma non in punta di diritto condiviso, ma, come sempre più spesso accade in questo povero paese, utilizzando un escamotage, pur sempre legittimo e di buon senso, ma, per sua natura, provvisorio.
Ecco, dunque, la brillante soluzione proposta dalla legale della coppia di donne, l'Avvocatessa Pizzol, così come data da Giornalettismo e riportata dal sito bufale.net: richiedere ed ottenere una carta d'identità in formato cartaceo e non digitale.
Questo escamotage, infatti, consente a tutte le parti coinvolte di operare nel rispetto della legalità ed alla coppia di far avere il documento alla propria figlia.
Se, infatti, nel modulo informatizzato per l'ottenimento della carta d'identità in formato digitale, occorre far riferimento alle modifiche di Salvini e, dunque, occorre tener conto delle diciture "Madre" e "Padre", nel modulo di richiesta per la vecchia carta d'identità, quella cartacea, tali mofiche non sono entrate in vigore, essendo il modulo su supporto cartaceo e compilato direttamente dai funzionari dell'anagrafe e, soprattutto, avendo questo vecchio modulo ancora le diciture "Genitore 1" e "Genitore 2".
Ora, vero è che il Comune può optare per questo formato in presenza, solo di “gravi motivi” ma, nel caso in esame, essi appaiono sussitere a pieno diritto, stante il fatto che vi è stata e vi è una oggettiva  difficoltà a rilasciare il documento, visto che il decreto ministeriale non disciplina l’ipotesi di un minore con genitori dello stesso sesso.
Insomma, si è fatta valere l'eccezione alla nuova regola e si è fatto in modo che tale caso rientrasse nella seguente fattispecie: per una serie di gravi motivi che non consentono il rilascio del documento digitale può essere rilasciato un documento cartaceo, equipollente alla carta di identità ed identico alle carte di identità “vecchio stile” ancora nelle tasche dei cittadini che le hanno ottenute anteriforma e che può essere rilasciato con le vecchie diciture di "Genitore 1" e "Genitore 2".

Che dire, complimenti all'Avvocatessa Pizzol ed immensi auguri alla piccola che, finalmente, ha potuto avere la sua carta d'identità ed ha visto il suo diritto ad esistere come tutti i suoi amici, ma resta il fatto che tale "nuova" normativa, fortemente voluta ed introdotta dal Ministro Salvini, come è evidente, non va bene, è deprecabile e discriminatoria, creando, di fatto, bambini di serie A, riconosciuti e bambini di serie B, figli delle famiglie arcobaleno.

(Foto Tp24.it)
Sul punto, dichiara infatti una delle due mamme della piccola: «Mi chiedo come lo Stato possa mettere in una simile condizioni di disparità dei bambini rispetto ai loro coetanei, perché è evidente che un simile documento potrebbe risultare sospetto, se non addirittura irregolare, e metterli in difficoltà. Il decreto Salvini discrimina mia figlia ma anche la mia compagna, che ovviamente non ha alcuna intenzione di apparire nella carta d’identità della nostra bambina sotto la voce “padre”. Spero solo che si esca al più presto da questo vicolo cieco».

E queste, infine, per far capire in che direzione invece va (dovrebbe andare) il mondo, le parole dell'Avvocatessa Pizzol, in merito alla normativa di settore italiana, «Il governo italiano non può ignorare che l’Europa va in direzione diametralmente opposta, basti pensare che l’Unione nei giorni scorsi ha approvato un regolamento che invita i governi a valutare se è il caso di includere il genere di una persona nei documenti di identità e, nel caso, di inserire oltre a “maschio” e “femmina”, anche la voce “X”, per chi non si riconosce in nessuna delle due categorie».


Non resta altro da dire, se non: Auguri Piccola.
MduL




Fonti:
Articolo "Carta di identità negata a figlia di coppia omosessuale: arriva il lieto fine" di Shadow Ranger per bufale.net del 14/06/2019
Articolo "Carta d’identità negata a figlia di coppia gay" di Andrea Priante per corriere del veneto. corriere.it dell'11/06/2019
Articolo "L'anagrafe non sa cosa scrivere su "padre" e "madre": negata carta d'identità alla figlia di coppia gay" su huffingtonpost.it dell'11/06/2019

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