Ultimo aggiornamento il 10 novembre 2024

Bastano due varianti del DNA ed ecco che sei omosessuale?

(foto da sito guidasalute.it)

Nella rubrica "Scienze" del settimanale "Il Venerdi" della Repubblica, mi è capitato di imbattermi nel seguente articolo di Alex Saragosa: "Una ricerca collega l'omosessualità a due varianti del DNA". Sottotitolo "Uno studio USA su coppie di fratelli gay indica tratti genetici che sarebbero comuni a tutto il gruppo".
Ovviamente il titolo suscita subito il mio interesse. Inizio a leggere ed apprendo che da una ricerca condotta dal genetista Alan Sanders del NorthShore Research Institute di Chicago sul genoma di 409 coppie di fratelli omosessuali, sarebbe emerso che, nell'area q28 del cromosoma X e nella q12 del cromosoma 8, aree che già in passato altri studi avevano infine collegato all'orientamento sessuale, si troverebbero due varianti uguali in tutti i partecipanti allo studio.
Dunque, secondo questo studio, vi sarebbe una base genetica dell'omosessualità. Ciò, a detta di molti, aprirebbe la via ad un più completo ed univoco riconoscimento delle diversità e, dunque, ad una sempre più rapida e costante abolizione dell'omofobia. 
Sostengono infatti i ricercatori che, le persone finiranno per capire che, così come punire chi ha gli occhi azzurri o vietare il matrimonio a chi è alto è assurdo per definizione, essendo tali caratteristiche dell'individuo esclusivamente genetiche, lo stesso ora potrà dirsi con la componente omosessuale.
Su questa stessa linea, continua l'articolo, vi sono poi gli studi del nostro Andrea Camperio Ciani, biologo evoluzionista dell'Università di Padova, il quale già nel 2004 aveva pubbicato uno studio che aveva coinvolto quasi 200 famiglie e rilevato l'orientamento sessuale di 4.600 persone, con specifico riferimento ai rapporti di parentela degli omosessuali maschi presenti nel campione. Ebbene, da tale studio era emerso che gli omosessuali maschi erano molto più frequenti lungo le linee di discendenza materne. Da questo, hanno dedotto che esiste un tratto genetico connesso al cromosoma X, trasmesso ai figli maschi soltanto dalle madri, che trasmette il carattere dell'omosessualità maschile. Questo solo tratto, però, non era però sufficiente a spiegare il 2-6 per cento di presenza di omosessualità maschile nelle popolazioni. Con il nuovo studio del dott. Sanders, però, anche tale ultimo nodo è stato ormai sciolto e dal punto di vista genetico, pare che ora si possa dire che siano stati individuati tutti i geni responsabili di questa caratteristica maschile (l'omosessualità). 
A seguire, l'articolo ci rende noto esistere un secondo fattore condizionante l'omosessualità maschile (oltre quello genetico). Tale fattore, ipotizzato per la prima volta dal sessuologo Ray Blanchard, prevede che i maschi nati per primi sono raramente gay, lo sono di più i nati per secondi, ancord di più i terzi e così via.
L'ipotesi di Blanchard è che l'organismo materno sviluppa, figlio dopo figlio, una resistenza sempre crescente contro le proteine del cromosoma fetale Y "che altera la produzione di testosterone nel fato e quindi la mascolinizzazione". 
In chiusura, l'articolo parla finalmente anche dell'omosessualità femminile e riporta, testualmente: "Ci sono studi genetici anche sull'omosessualità femminile?." "Stiamo concludendo uno studio genealogico su famiglie di lesbiche e i primi risultati sembrano indicare, in un decimo dei casi, un'influenza genetica, derivante sia dalla linea paterna che materna". [Ma va??!!]
Ora, per carità, con il massimo rispetto per questi esimi studiosi che conoscono la materia sicuramente molto meglio di noi, ma alcune considerazioni, da donna e lesbica, non ci si può esimere dal proporle. Prima tra tutte: andare a cercare il fattore/i fattori genetici che portano all'omosessualità è come cercare (ed è stato fatto) quali siano i fattori biologici che operano nel caso dell'innamoramento.
E' di tutta evidenza, infatti, che quando ti innamori, nel tuo organismo si attivano alcune sostanze e parti del cervello specifiche ma sostenere che siano queste a farti innamorare e non viceversa appare assurdo. 
Lo stesso dicasi per la predisposizione genetica all'omosessualità. Sostenere che vi siano alcuni geni che predispongono all'omosessualità appare la scoperta dell'acqua calda.
Direte voi, ma riuscire a dimostralo mette a tacere tutti coloro che attribuiscono l'omosessualità ad una "devianza" comportamentale. Ma il punto è proprio questo. Non si deve trovare una giustificazione biologica perché essere gay non è una devianza rispetto a nulla....è un semplice modo di essere, punto e basta. Il fatto, poi, che la propria omosessualità si rifletta nel dna è scontato, così come, si è visto, il fatto di avere gli occhi di un determinato colore o una determinata pelle e corporatura.
A riprova di quanto si sostiene, viene poi in soccorso proprio l'inizio dello studio sull'omosessualità femminile, in base al quale si può tranquillamente sostenere che ancora non hanno fatto grandi scoperte. Sostenere infatti che in un decimo di famiglie di lesbiche è stata riscontrata un'influenza genetica sia dalla linea paterna che materna non vuole dire proprio niente.
Insomma, individuare nei geni la matrice della (propria) omosessualità appare fuorviante. E che dire, poi, delle persone bisessuali? O hanno il gene o non lo hanno, giusto? Quindi, in questi casi, cosa ci possono dire gli studi genetici?
Ma qui è il caso di ritirarsi in buon ordine. Sono materie complicate e le mie conoscenze in materia non sono tali da potermi permettere ulteriori digressioni filosofiche. Porre il dubbio però si, questo è legittimo, non trovate?
MduL